Un commento integrativo da parte dell'autore all'articolo sulle Forze Speciali ed Arti Marziali

L'articolo che avete appena letto è stato scritto nella primavera del 2000 e oggi, a più di due anni di distanza, è giusto fare i dovuti commenti ad una situazione che è in continua evoluzione. Effettivamente sulle riviste le pubblicità stanno migrando dai soliti nomi di Reparti Speciali americani, a quelli del nostro Paese. Da un certo punto di vista è una gran bella cosa. Okay, il nome NAVY S.E.A.L.S. non andrà mai via da un'inserzione pubblicitaria di un corso di KAli/JKD, ma questo è un altro discorso... ;-)

I fatti che mi accingo a descrivere provengono da colloqui effettivamente intercorsi con operatori delle nostre Forze Speciali. Per chi volesse maggiori informazioni in merito può scrivermi un'email.

I nostri Reparti Speciali hanno un addestramento dedicato alla lotta corpo a corpo? La risposta è si. Chi insegna a loro è un civile? La risposta è no, almeno non sempre e non per lunghi periodi, in ogni caso. Bruttissimo ammetterlo, ma anche i Comandanti delle nostre Forze Speciali sono soggetti al fenomeno delle "mode". AL momento della stesura di queste righe il sistema di combattimento più in voga è il Krav Maga. Questo tipo di addestramento è visto nell'ottica del CQB (Close Quarter Battle), in cui le tecniche tengono conto che si è equipaggiati in una certa maniera, si hanno delle armi da fuoco a disposizione e, soprattutto, si hanno delle armi e si deve evitare che vengano sottratte durante la colluttazione. Comunque niente combattimento col coltello uno-contro-uno, per intenderci. Molti operatori delle Forze Speciali di tutte le Armi sono validi Artisti MArziali. Il più delle volte provengono da corsi privati, in cui sono stati formati individualmente, poi tornano al Corpo di appartenenza ed adattano ciò che hanno appreso alle loro esigenze operative. A livello di struttura militare non esiste un programma di combattimento CQB vero e proprio ufficiale, ma più che altro ogni comunità (relativamente piccola)  di Forze Speciali s'organizza per corsi interni. Quindi si tratta di personale in servizio attivo appartenente al Corpo che addestra i suoi colleghi in gruppo. Esiste l'eccezione dei G.I.S. dei Carabinieri e dei N.O.C.S. della Polizia di Stato che si sono rivolti, in passato, a dei Maestri di altissimo livello (e fama) civili per dei corsi di formazione. Niente Kali però, peccato... ;-) Come accennato sopra, molti operatori, spinti da motivazioni personali, hanno frequentato corsi privati, in civile, di Arti MArziali. Purtroppo, spesso, chi tiene questi corsi sbandiera di aver insegnato all'intero Corpo in maniera ufficiale. C'è un'eccezione, nel combattimento a mani nude e con armi bianche (bastoni, non coltelli...) nei Reparti Speciali Italiani. Un gruppo ristrettissimo di personale della Polizia Penitenziaria, il Gruppo Operativo Mobile (G.O.M.), è addestrato per sedare le rivolte nelle carceri. Armati quasi esclusivamente di bastone tattico devono affrontare più di un avversario alla volta e quest'ultimo è spesso armato. DI questo reparto, le cui azioni sono davvero coperte dall'anonimato più totale, abbiamo il personale meglio preparato in termini di combattimento corpo a corpo in servizio in Italia. Che tecniche utilizzano? Tutti gli operatori di questo Reparto hanno una formazione marziale tradizionale formata individualmente, ma poi la tendenza è a economizzare i movimenti al massimo, per esasperare l'efficacia di ogni singolo colpo. Parliamo di sequenze col bastone tattico ridotte al "colpo al ginocchio/colpo alla clavicola". La differenza poi è fatta dal coraggio, dalla determinazione e dalla grinta che questi operatori devono affrontare, quasi quotidianamente, nelle carceri italiane.

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