Karambit: Cos'è e come impugnarlo

Le prime informazioni relative all’esistenza del Karambit possono essere rintracciate indietro fino al tredicesimo secolo, sotto la denominazione Kuku Bima –Artiglio di Bima- divinità induista spesso raffigurata con una piccola lama che protendeva dalle dita serrate del suo pugno. Sicuramente l’arrivo dei mercanti arabi nell’arcipelago ha influenzato il design del Karambit con l’introduzione del coltello curvo arabo jambia. Ma la caratteristica autoctona che ha più plasmato il concetto di Karambit è l’osservazione della natura, ovvero il tentativo di dare all’uomo il Kuku Macan –L’artiglio della Tigre-. Da sempre animale tenuto e rispettato dalle popolazioni locali, negli artigli della tigre si è trovata l’ispirazione per ottenere la forma definitiva del Karambit. Il primo concetto di Karambit, piuttosto grosso nelle dimensioni generali, era un’arma da battaglia e poteva essere chiamata anche Karambit Besar; spesso il suo bordo tagliente veniva intriso di veleni per rendere più letale la sua azione, e la sua forma ricurva prediligeva tecniche dirette a tagliare i vasi sanguigni più grossi e a recidere i tendini di braccia e gambe. Col tempo questa lama venne sempre più rimpicciolita per renderla sempre più maneggevole e flessibile nell’impiego, fino a raggiungere le dimensioni del Karambit “attuale” che lo identificano immediatamente come arma del patrimonio tradizionale indonesiano. Certe fonti affermano anche che il Karambit era essenzialmente, in tempo di pace, uno strumento per contadini per eseguire lavori sul legno ed altre attività quotidiane. Ovviamente c’era chi aveva sviluppato tecniche di combattimento corpo a corpo per poterlo utilizzare come efficace e letale arma da difesa personale. In tempo di guerra il Karambit di dimensioni ridotte era sempre tenuto addosso al guerriero come arma “secondaria”, nel caso venisse disarmato. L’introduzione sui campi di battaglia delle armi da fuoco rese obsoleto l’uso delle lame nel combattimento, e queste andarono –come già accennato- pian piano relegate ad un uso prettamente di lavoro quotidiano oppure di difesa personale.

Qualcuno afferma che i primi Karambit siano apparsi sul suolo americano alla fine del 1800, ma le prime testimonianze certe si hanno negli anni ’50 tra le comunità americane di emigranti filippini ed indonesiani. Tra il 1970 ed i primi anni ’90 praticanti delle Arti Marziali del Sud-Est Asiatico iniziano a diffondere le tecniche di combattimento che coinvolgono questa particolare lama.

(pezzo tratto dal numero di Febbraio-Marzo 2004 della rivista COLTELLI scritto sempre dal medesimo autore)

KARAMBIT Vs. Coltello Tattico

Presa Positiva o "Istintiva"

 

Il modo d'impugnare il karambit con il mignolo infilato dentro l'anello e la la ma che protrude da verticalmente sul palmo è detto Presa Positiva (positive grip) o "Istintiva". Istintiva perchè quando il karambit è impugnato in questa maniera è come un qualsiasi altro coltello, e le tecniche d'elezione sono quelle su angolo 1 e 2, nonchè efficaci gunting. Il karambit così manipolato è totalmente snaturato del suo concetto tradizionale d'uso, ma è perfetto per chi non deve perdere tempo e difendersi in maniera rapida e risolutiva, senza attingere troppo al patrimonio di tecniche tipiche da karambit.

 

 

 

 

 

Presa Tradizionale ed Estesa

Infilando l'indice nell'anello e quindi la lama è protesa fuori dalla porzione inferiore del palmo, abbiamo la presa tradizionale del karambit. Questa impugnatura permette d'infliggere tagli ascendenti alla porzione inferiore del corpo dell'avversario (genitali, femorale etc...etc...) tanto cari al Silat. Questa presa è anche preferita per il fatto che la lama può essere occultata dal pugno serrato fino in ultimo. Un altro notevole vantaggio di questa impugnatura è che con un semplice movimento del polso si può trasformare in presa estesa. Il karambit può quindi farci guadagnare della distanza vitale (a seconda del modello di karambit) istantaneamente e senza muovere il corpo od il braccio. Questa presa, ovviamente, non può essere utilizzata per tecniche di stoccata, ma solo per infliggere repentini colpi di tagli a sorpresa o per "uncinare" porzioni del corpo dell'avversario.