E' accaduto davvero...

SEZIONE IN COSTANTE AGGIORNAMENTO

Questa sezione contiene gli episodi di vita di tutti i giorni che coinvolgono situazioni di difesa personale. Invito tutti coloro che hanno un episodio da citare a spedirmelo via Email e quindi provvederò a pubblicarlo. La condivisione delle informazioni, delle vostre riflessioni in merito, sono essenziali per analizzare questi episodi e trarne i giusti insegnamenti.

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La seguente email, datata 28/05/02 è stata spedita da A.D. di Reggio Emilia. La pubblico come prima della lista perchè ritengo che racchiuda in sè dei concetti e riflessioni molto interessanti sull'argomento.

A me, fuori del ring, non è quasi mai capitato di fare a botte. Alle medie forse. L'episodio che vi invio è un episodio nel quale ho rischiato di dover fare a coltellate. Ritengo che sia utile, per quanto non contenga violenza vera, per far capire come ci si sente a chi non ha mai avuto la sfortuna di trovarcisi in mezzo. Questi fatti sono accaduti in Ecuador nell'agosto della scorsa estate.

A Quito fa caldo e noi andiamo in giro per il mercato. C'è una folla pazzesca che si accalca intorno alla bancarelle e compra vestiti scarpe e attrezzi agricoli. Una donna vende porcellini d'india arrostiti. Io e il mio amico Nash cerchiamo souvenirs da portare a casa.

"Qui siamo dalla parte sbagliata" Dice Nash, un superwelter mio compagno di allenamento"...i cappelli Panama li troviamo dalla parte opposta".

E via, allora. Sgomitiamo verso la vecchia cattedrale coi nostri Gerber piegabili in tasca. Non abbiamo paura perchè:

1) Siamo già stati nel terzo mondo e crediamo di saperci muovere.

2) Siamo grandi e grossi e crediamo anche di essere cattivi

3) Siamo thai boxers con esperienza in Thailandia

4) Siamo armati e sappiamo usare il coltello come si può imparare a farlo senza combattere davvero.

Così diventiamo imprudenti e smettiamo di tenere gli occhi aperti.

"Che casino!" Odore di folla, fumo e spezie varie. Che caldo che fa. Da ingegnere qual sono mi casca l'occhio su un cantiere al bordo della piazza. Deserto perchè è domenica. Non ha nemmeno le reti di protezione e pensiamo di fare prima passandoci in mezzo.

"Sicuro che non ci sia pericolo?" Nash è ingegnere elettronico e pensa a qualche buco in cui cascare, più che altro. Gli dico di venirmi dietro e badare a dove mette i piedi. Entriamo nel cantiere. Che bello che non c'è nessuno, da non credere. E' anche più grande del previsto. Faremo in un attimo. Dico che pregusto già una buona bistecca appena sbrigata la rottura di palle degli acquisti per gli amici a casa.

Nell'attimo che Nash impiega per rispondere vedo che mette a fuoco qualche cosa che si trova dietro di me. Mi giro e vedo quattro tipi male in arnese che escono da dietro un muro sbrindellato. Calma, forse sono i guardiani del cantiere.

In quattro? E poi ci puntano dritti senza dire niente. Si allargano a ventaglio per chiuderci. Mi pare che mi abbiano tirato un pugno allo stomaco.

"Via!" Fa Nash, più rapido di me. Non tiro neanche fuori il coltello, solo comincio a correre in mezzo alle macerie. Mi guardo indietro, i tipi non corrono. Ho già iniziato a pensare che forse abbiamo esagerato e chissà che volevano quelli quando ci accorgiamo che c'è una recinzione di filo spinato che divide il cantiere dal lotto adiacente. Non l'avevamo vista. Realizzo che siamo chiusi in trappola. Siamo proprio finiti nel posto dove ci volevano portare. Infatti i quattro avanzano senza fretta. Saranno ventenni, hanno dei visi che sembrano statue di indios. Non li vedo come esseri umani normali, ho la stessa paura che avrei davanti ad un rottweiler ringhiante. Dico cose sconnesse. Uno dei tipi, quello che sembra il meno giovane, ha una mano in tasca e ormai saranno a sei metri. Tiro fuori il Gerber e lo apro con una mano sola. Lo impugno all'arrovescia e mi metto in guardia ma non ho le idee chiare. Nash fa lo stesso e i tipi si fermano. Uno (non quello con le mani in tasca) tira fuori un coltello anche lui. E'una lama da cucina di poca qualità ma sarà lunga il doppio della mia. La impugna al dritto e non mostra alcuna paura. Capisco che crede di trovarsi di fronte ad un turista che chissà chi si crede di essere. E forse ha ragione. Io penso che questo qua magari l'ha già usato per davvero, quel coltello.

"No me moleste" Dico io. Spagnolo da  Guida lonely Planet, e inoltre mi vien da balbettare. Nash sta zitto. Il tipo col coltello si fa avanti e fa come una finta, ma lontano. Non capisco se voglia pigliarmi in giro per la mia guardia che gli sembra esotica oppure se intenda provarci davvero,a farsi sotto. La sua espressione è impenetrabile. 

Uno degli altri lo prende per la spalla e gli dice qualche cosa che non capisco. Lui si scuote via di scatto e mi fa segno di farmi sotto. E'cattivo per davvero, magro magro e con una maglietta viola. C'è scritto sopra "Consorcio alimentar San Mateo". Penso confusamente che me la ricorderò per sempre quella maglietta, se la scampo. Ripete l'invito a farmi sotto, con la mano.

"No me moleste" Ripeto io. Il ragazzo con le mani in tasca le tira fuori di tasca. Non ha nulla in mano. Tira indietro quello con la maglia viola e stavolta non trova resistenza. Se ne vanno. Stanno per girare l'angolo, e noi ancora lì impietriti, che quello cattivo si gira e ci urla:

"Cabrones!" Che credo voglia dire brutti froci. Un altro gli mette le mani sulle spalle e dice:

"Go home gringos. Go home" E fa segno di scattare. Nel senso di filare via da lì, che non sa per quanto potrà tenere sotto controllo il suo amico.

E noi scattiamo, altro che: usciamo dal cantiere e ci rituffiamo nella calca, salvi.

"Via di qua!"

E mentre camminiamo tutti ci guardano. Ci impiego un bel pezzo a capire che abbiamo ancora i coltelli stretti in mano!

 

Conclusioni:

 

1) La strada è una cosa il ring è un'altra. In strada può succedere di tutto nè c'è un arbitro che ti salvi. Sul ring non ho mai avuto una paura così, mai. E non sono un fifone!

 

2) Perchè non gli abbiamo dato i soldi e basta? Per quella che Mac Young definisce, con permesso parlando, cockstrong syndrome. Stupidità e orgoglio maschile. Quanto tutto fu finito ci rendemmo conto di non aver neppure preso in considerazione l'idea. Valeva la pena di morire? Se avessi un figlio e gli sentissi raccontare questa storia mi arrabbierei come un serpente.

 

3) Ma se avessimo avuto con noi le rispettive fidanzate, che per fortuna erano rimaste a casa a Reggio Emilia? cedere sarebbe stata una soluzione praticabile? Forse no.

 

4) E se dopotutto avessimo dovuto batterci? Questa è la vera domanda. Io credo che noi due fossimo combattenti molto migliori di loro. E che non fossimo più spaventati di quanto non fossero loro medesimi. Come sarebbe andata a finire? Se davvero quello era l'unico a essere armato forse avremmo vinto. Chi sa. Ma che vuol dire VINCERE? Uccidere gli avversari e ritrovarsi con sei mesi di ospedale in cambio? A coltellate si può vincere come in Italia Germania 4 a 3? Ho paura di no. Dopo mesi di matura riflessione credo che avremmo perso in ogni caso.

 

5) Alla fine tutto è bene quel che finisce bene. io sono (puerilmente) fiero di non aver ceduto. La mia ragazza, tuttavia, non lo è. Dice che preferisce avermi tutto intero con qualche dollaro in meno che morto. Le ragazze spesso sono più sagge di quel che noi uomini le facciamo!

 

 

Il seguente episodio è accaduto il 11/06/2000, sulla v. Emilia in zona di Parma. L'episodio è accaduto C.F. che era in macchina con la sua ragazza. Ecco il suo racconto:

 

Come trovarsi un situazione compromettente senza nessun preavviso.

La mia esperienza di inciviltà comincia come può cominciare ogni mattina di un lavoratore costretto a prendere la propria auto per recarsi al lavoro.

Il fatto scatenante è di una semplicità pressoché disarmante, la manovra azzardata di un secondo automobilista che mi ha fatto inchiodare e partire qualche insulto tra i denti seguito da un’alzata di mano a mo di "… ma va a svegliarti altrove….".

Dopo pochi minuti di strada, assorto nella guida e nelle solite chiacchiere, mi sento suonare alle spalle e vedo dallo specchietto retrovisore un guidatore assorto a sbracciarsi per farmi accostare al lato della strada.

Il mio primo pensiero è andato al qualche pezzo della mia macchina traballante e quindi a rischio di staccarsi…ma cosa centrasse il fatto di accostare con me non riuscivo proprio a capirlo.

Presto detto; i gesti cambiarono quando la sua macchina si accostò alla mia in un’accelerata improvvisa….mi stava indicando molto esplicitamente, con una mano di taglio passata sotto la gola, che le sue intenzioni erano altre e non quelle di avvertirmi di un possibile guasto.

Subito le mie viscere ebbero uno sobbalzo per poi restringersi a pugno …un istantaneo morso di panico seguito dalla reazione di difesa. Ero completamente impreparato psicologicamente al fatto e la cosa mi aveva spiazzato istantaneamente.

La mia compagna di viaggio fu molto più rapida di me a tirare le somme e a riconoscere la macchina che pochi minuti prima si era fatta quasi incidentare a causa di una sua manovra estremamente azzardata(tagliare una corsia controsenso per realizzare un’inversione a U).

Le considerazioni che mi passarono per la testa furono molteplici ed estremamente rapide…

  1. Ho altra scelta?
  2. Metto a rischio la mia compagna?
  3. Fin dove vuole arrivare questo svitato?
  4. Dove posso fermare la macchina?
  5. Come posso fare ad uscire prima di trovarmi intrappolato nell’abitacolo dal buzzurro di turno?
  6. Sono in grado di difendermi?

Presto detto il comportamento che ho tenuto; siccome alle prime due domande che mi sono posto ho dovuto dare una risposta affermativa ho tenuto i nervi a freno, ho rallentato ulteriormente l’andatura del mio autoveicolo, mi sono tenuto ad una distanza che mi permettesse di scartare anche un’improvvisa chiusura della macchina e mi sono preparato al peggio con tutta la calma e l’attenzione di cui potevo disporre.

L’accompagnatrice del buzzurro, per fortuna, dimostrò più senso civile e cominciò (interpretazione dei gesti) ad insultare lei stessa il suo compagno, ottenendo di farlo allontanare lungo la strada.

Bastò attendere il tempo di qualche battito di ciglia per ritrovarmelo accostato sul bordo della strada a gesticolare in mia direzione il gesto di rompermi. Fine della storia.

Considerazioni pratiche sull’accaduto. Normali: ma non è mai accaduto che un qualsiasi individuo si fermi e metta fine a certe cose una volta per tutte queste cose con una sonora tirata d’orecchie? Straordinarie: che certa gente possa tranquillamente andare in giro per la strada senza un guinzaglio e un sacchetto di plastica per deporvi gli escrementi. Che in una mente umana si possa spegnere tutto per così tanto tempo e architettare tutta questa porcheria senza rendersi conto della sua idiozia.


Verona, Aprile 1996 (pomeriggio).

Mi stavo recando casa dei miei nonni a bordo della mia auto, quando dopo essermi fermato ad un semaforo rosso sulla corsia di
sinistra, decisi di spostarmi su quella parallela (a destra), che risultava essere libera; dopo aver messo la freccia a destra ed essermi
accertato che nessun mezzo stesse sopravvenendo (tranne un camion che distava ~ 300-400 mt da me), mi spostai sull'altra
corsia in attesa del verde.

Ad un certo punto sentii un colpo di clacson prolungato e guardai Il retrovisore per vedere cosa fosse successo... Con sorpesa capii
che tale "melodia" era indirizzata a me, ma non ci feci piu' di tanto caso, per evitare inutili discussioni...

Nel frattempo arrivo' il verde e partii tranquillamente, ma il camionista inizio' ad avvicinarsi pericolosamente al retrotreno della mia auto
e continuando a suonare, mi intimo' bestemmiando di fermarmi e di scendere dalla macchina; chiusi la sicura delle porte e mi sforzai
di stare tranquillo... La situazione duro' ancora qualche minuto quando, a rilento, procedevamo in fila indiana sul ponte che portava sul
Lungadige.

Cercai di mantenere la respirazione "bassa"(avevo da poco iniziato la mia avventura nel mondo delle arti marziali...)
e raccomandandomi a tutti i Santi del Cielo, presi la bottiglia di vino (destinata ai miei nonni) e la misi sul sedile del lato passeggero
deciso ad utilizzarla se ce ne fosse stato bisogno.....

Quando ripartimmo per l'ultima volta, il camionista con una manovra repentina mi sorpasso' e rientrando di colpo, tento' di chiudermi
contro il muro adiacente la strada! Scartai a destra e frenai, ritrovandomi a pochi cm dal muro e solo per miracolo la ruota del camion
non aggancio' il muso della mia auto!!!!

Non riuscii (visto il traffico), ne' a prendergli il n° di targa ne' ad inseguirlo.

Ancora adesso non riesco a capire i motivi che hanno spinto quel CRETINO a compiere un atto potenzialmente omicida nei miei
confronti, visto che non gli avevo ne' tagliato la strada, ne' risposto ai suoi insulti; da notare anche l'indifferenza degli altri automobilisti
(alla faccia della solidarieta'....).

I. B.

Riflessioni sulla difesa personale da parte di un visitatore del sito...

scrivo ancora per ricevere alcuni chiarimenti sul Kali o altre arti marziali simil (Krav Maga, Jeet Kune Do, Pencak Silat, ecc.) che hanno comunque lo scopo di addestrare alla difesa su
strada. Avendo avuto informazioni di difesa personale e combattimento corpo a corpo da vari siti, mi sono venuti alcuni dubbi: tutte le arti marziali di difesa personale insegnano, prima delle
tecniche, ad avere un atteggiamento mentale idoneo a qualsiasi situazione di pericolo. Diciamo che rendono più coraggiosi e di conseguenza più inclini a ragionare in una situazione in cui una
persona comune sarebbe sopraffatta dal panico. Penso che fin qui le mie osservazioni siano giuste. Ma questo atteggiamento può essere usato in qualsiasi situazione, ed è il principio più
importante da imparare. Sempre riguardo alle mie ricerche ho letto che il Kali, come ad esempio il Wing Chun, sono arti marziali che usano tecniche "scorrette", o meglio sleali agli occhi di un
praticante di arti marziali ordinarie. Ora, se sono in una situazione di pericolo, in cui rischio di finire davvero male, al di là delle tecniche che posso conoscere, sfruttando l'atteggiamento mentale
di cui parlavamo prima, potrei usare una qualsiasi difesa opportunistica legata al fatto che comunque non sono costretto ad usare metodi "leali". Temo di essere stato poco chiaro, quindi mi
voglio spiegare con un esempio: mi trovo in un bar e scoppia una lite tra me ed un'altra persona. Non posso evitare lo scontro e l'altro vuole a tutti i costi farmi del male. Prendiamo tre ipotesi:
1. Il mio aggressore è orgoglioso e magari un pò esibizionista, quindi mi invita ad uscire e a regolare i conti da uomo a uomo, faccia a faccia, in uno scontro frontale. Io lo seguo, ma se non
conosco il combattimento corpo a corpo e lui si, io sono fatto. Magari sono visto come un coraggioso ma comunque sono fatto.
2. Il mio aggressore si comporta come sopra, ma io sfrutto l'atteggiamento mentale della difesa personale e, invece di seguirlo fuori lo attacco alle spalle mentre si appresta ad uscire, magari
scagliandogli addosso un qualsiasi oggetto di offesa (bicchiere, posacenere, coltello, ecc.). Io sono vigliacco e scorretto però anche sano e salvo e sopratutto in salute. Lui invece è KO.
3. Il mio aggressore non aspetta un istante e mi si scaglia addosso. Io conosco le arti marziali, magari come il Kali, e sono salvo, magari sempre sfruttando un suo punto debole o una
situazione a me favorevole.
Nella prima ipotesi mi comporto come un vero "guerriero" ma rischia di finire male, nella seconda non sono troppo corretto però sono salvo, nella terza vinco io, combattendo faccia a faccia, ma
se è vero che le tecniche di difesa personale non sono molto leali è un pò una via di mezzo tra le prime due ipotesi. Quindi mi chiedo se è necessario comportarsi da "guerrieri" anche sulla
strada, oppure fregarsene e salvarsi la pelle con qualunque mezzo. Suppongo che nelle filippine i combattimenti di spada o di coltello venissero disputati come tra veri uomini, faccia a faccia e
fino alla morte, però sempre seguendo una sorta di codice cavalleresco (non attaccare alle spalle, non usare armi se l'altro è disarmato, ecc.). Ma siccome sulla strada di regole non ce ne
dovrebbero essere.....Senza contare il fatto che al giorno d'oggi con tutto quello con cui si va in giro si è quasi armati fino ai denti.(ES.: se mi devo difendere su strada ed ho il giusto
atteggiamento mentale non ho bisogno nè di tecniche di nessuna arte marziale nè di muscoli. Mi basta sfruttare questo atteggiamento, anche un pò opportunista e sleale, ed usare ogni mezzo
per vincere. Ad un attacco con un coltello non sono costretto a difendermi a mani nude; infilo una mano in tasca, estraggo un cellulare e lo scaglio contro il mio avversario. E anche se è Mike
Tyson, un cellulare in mezzo agli occhi fa molto male....) Concludendo osservo che comunque tutto dipende dalla situazione in cui ci si trova. Ringraziondovi anticipatamente per la cortese
attenzione vi mando i complimenti per il sito e tanti saluti.(Rispondete pure ad alocin9@libero.it)

Nicola

P.S.: Resto dell'idea che la migliore difesa sia stare lontano dai guai. Grazie.

 

Diego da ROMA, 7/09/2002

Circa tre anni fa (ora ho 22 anni) stavo tornando a casa verso le 19.30 dopo aver passato i soliti tre quarti d’ora di traffico sul raccordo anulare di Roma a seguito di una giornata di studio passata all’università a seguire lezioni di una pesantezza unica (mi sembra tra le altre una esercitazione di economia politica)! Sulla mia via quindi a poche decine di metri da casa (come Ulisse che dopo un “odissea” di viaggio becca i Proci proprio a Itacha) trovo due ragazzi sui 17-18 anni che stavano cazzeggiando spingendosi picchiandosi o cose simili bloccando la strada mentre andavano in motorino…cosi gli suono con decisione finché non lasciano libera la tanto agognata strada verso la meta! Nel pieno del sorpasso sento un colpo sordo e forte al lato destro della macchina… “Oddio mio! Vuoi vede che ho fatto secco uno?!?!” questo fu il mio primo terrorizzato pensiero; al terrore subentrò la rabbia quando guardando nello specchietto retrovisore vidi che non ero io che avevo preso lui ma lui che correndomi dietro prendeva a cascate (colpi di casco) la mia macchina! Mi controllai e (forse anche un po’ intimorito) lo seminai dirigendomi verso casa irridendolo tra me e me “To’ ho beccato uno degli Hell’s Angels in CIAO!”! Dopo aver parcheggiato proprio sotto casa mia, sentendo il rumore di motorini in avvicinamento pensai che forse era il caso di scendere con in tasca il mio manganello estraibile (retrattile? Spagnolo? Non lo so come si chiama è una sbarretta di acciaio che dentro nasconde due “mollone”una dentro l’altra con un bullone in cima! Più che un manganello sembra un frustino gigante per capirci!).

Sono in piedi accanto alla macchina con la mano destra in tasca, dentro di me una voce dice “non aver paura, vedrai che tirano dritto, stai calmo… comunque se si fermano non fare cazzate” l’altra figlia della rabbia repressa di pochi secondi prima “se se fermano infilagli il casco su per dove non batte il sole!”. Il mio dilemma amletico venne risolto dal ragazzo a tutti noto come “colui che colpisce col casco le macchine altrui” il quale arrivato infuriato come solo un imbecille può essere, frena, butta il motorino per terra e senza dire una parola tenendo il casco con la mano sinistra tenta di darmi, con questo, un marrovescio (in maniera molto sgraziata) in pieno volto! Per fortuna anche lui, come me, non doveva essere molto esperto di arti marziali (sicuramente col tempo diventerà un campione in guerriglia urbana e assalti a mano armata in curva NORD) infatti per caricare il colpo, con quello che presumo fosse il suo braccio debole,  fece un ampio gesto portando la mano col casco fin dietro la testa e non fu affatto difficile bloccare il colpo a mezza via serrandogli il polso con la mia mano snistra (intanto l’altro ragazzo tentennante guardava la scena mentre scendeva dal motorino)! Magicamente la mano era uscita dalla tasca, il manganello si era aperto, il simpatico buffoncello era un bersaglio perfetto iniziai a colpirlo come un matto sulla schiena sul collo e sulla mano destra con la quale per fortuna si parava la nuca; mi vergogno un po’ della mia reazione, che anche se dettata dalla legittima difesa forse è stata un po’ esagerata (non “proporzionata all’offesa, presente o temuta,” come si dice in gergo) ma chi può dire cosa sarebbe successo se non avessi reagito? Citando un detto di antica saggezza e sconfinando un po’ nel banale “meglio un brutto processo che un bel funerale”! Comunque in quel momento il mio corpo fino un secondo prima stanco schizzava vigore da tutti i pori, la rabbia mi faceva lacrimare gli occhi pulsare le tempie e il mio braccio colpiva da solo e cercava i punti più esposti e non certo i più letali! Ritorniamo al fatto: ero li che pestavo come un contadino ubriaco che pigia l’uva dopo la vendemmia (fuor di metafora in tutto non gli avrò dato più di quattro cinque colpi) che il secondo burinozzo, forse spaventato, decide di intervenire e lo fa in maniera, per mia fortuna, indecisa e frettolosa; inizia, infatti, a colpirmi in piena fronte (o almeno, io, avendo le mani occupate cercavo di prestare istintivamente la fronte, parte meno vulnerabile del viso, ai suoi colpi) anche lui usando il casco a mo di mazza… e c’è chi dice che portare il casco salva la vita… per mia fortuna questo, sicuramente meno imbecille del primo, non impugnava il casco ma me lo faceva piovere sulla zucca tenendolo per i lacci. Ci sono voluti tre colpi (almeno tre erano i bernoccoli che di li a poco si sarebbero formati) perché io lasciassi la presa e smettessi di tempestare il primo, che un secondo dopo già era a cavallo del motorino e cosi fece immediatamente il suo degno compare! Rimasi li a guardarli andarsene poi mi sedei sugli scalini di casa piangendo non per il dolore ma per la rabbia che ancora non riuscivo a controllare!

Morale della storia? Non so! Forse che una tranquilla giornata di stress cittadino può trasformare chiunque in un killer improvvisato assetato di sangue! Oppure che in una situazione di scontro fisico più che la forza o la tecnica conta la rabbia, la decisione, la freddezza! Che chi prende il primo colpo, se lo prende bene e lo sente bene, difficilmente poi rischia di prenderne altri e preferisce battere in ritirata! Che le cicatrici, si sono belle, ma stanno meglio sugli altri! Che i bulli altro non sono che vigliacchi che si fanno forza sul numero e si nascondono dietro un atteggiamento da duri! Non so quale sia la morale di questo mio “giorno di ordinaria follia”, ammesso che una morale ci sia veramente posso solo dire che il tutto durò pochi secondi ma fu uno dei pochi momenti in cui mi sono sentito veramente vivo fino in fondo!

Dimenticavo… ho fin da piccolo avuto la passione delle armi (da bambino compravo temperini piccolissimi che portavo sempre in tasca) ora ho il porto d’armi, la mia passione continua e cresce, nel rispetto della legge e delle liberta altrui, anche se ostacolata e derisa… ebbene proprio un’arma, una di quelle cose tanto odiate e disprezzate, per tanti (non voglio entrare in merito alle idee politiche, intendete il mio tanti come generico) sinonimo di sopruso e violenza, proprio un arma… mi ha permesso di uscire da una situazione di violenza e sopruso che altrimenti avrei dovuto subire, e per una volta, almeno una, ha fatto pendere la bilancia dalla parte del più debole, della persona onesta che i guai non li cerca e non li crea!

 

Io e un mio amico di ritorno da una serata al centro e precisamente nella zona della piazza della citta' vecchia (la piazza dell'orologio) stiamo attraversando una delle stradine adiacenti il centro.

Stiamo camminando ed io come al solito tengo "le antenne" ben dritte.Ad un certo punto veniamo fermati da un omino Brasiliano con un mappa della citta' in mano. 

Prodigo di sorrisi ci chiede dove si trova un fantomatico "Hotel Austrian" cercando di indicarmi la posizione sulla cartina.Io rispondo di non conoscerlo ,ma lui insiste e mi invita calorosamente a fare un lavoro di ricerca sulla cartina.Per gentilezza io inizio a consultare la cartina ma con quel senso di pericolo imminente che mi martella. 

Il mio amico sta li di fianco sereno guardando quanto e' bello il vicolo in cui ci troviamo.Ad un certo punto vedo passare con la coda dell'occhio due tipi in giacca e cravatta ma dall'aria un po' losca.Ci superano di qualche metro e poi tornano indietro.

Si avvicinano al tizio che ha chiesto l'informazione chiedendogli il passaporto che lui estrae immediatamente. Dopodiche bofonchiano qualcosa tra di loro gli mettono le mani addosso e tirano fuori dalle sue tasche un pacchetto di polvere bianca urlando "cocainum" o qualcosa del genere. 

Ed eccoci ...si girano verso di noi urlando e tirando fuori un tesserino dove il tizio a cura di coprire con il dito la scritta in alto...la cosa inizia a puzzare.Le urla continuano intimandoci di estrarre il passaporto e facendo capire che sono poliziotti.

A quel punto inizio a gridare piu' forte di loro dicendo in inglese che voglio un agente di polizia in divisa e urlo rabbioso allontanandomi e trascinando il mio amico "dormiente". 

 Sulla loro faccia compare un espressione allibita ,mollano l'osso e mentre usciamo dal vicolo incrociamo due loro compari appostati.Noi correndo ci allontaniamo e filiamo a prendere la metropolitana.INDENNI per fortuna. 

Ecco quello che posso dire sulla vicenda e che forse grazie ad essere riuscito a mantenere la freddezza , analizzando la situazione in tutte le sfumature(vedi dito sul tesserino) e  reagendo inaspettatamente cioe' urlando e mostrandomi deciso sono riuscito a non essere almeno derubato con il mio amico (che continuava a non capire cosa stesse succedendo(la famosa condizione BIANCA)).

 

 

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