Domande&Risposte sul Kali per chi già pratica arti marziali

Questa serie di domande dovrebbero servire a rispondere ai quesiti più comuni formulati da chi già pratica da anni un'altra arte marziale, di qualsiasi stile. Quando le risposte espongono dei dettagli tecnici specifici l'autore sottointende che si stia parlando dello stile di Kali dai lui studiato, ovvero l'Arnis Koredas Obra Mano. In certi casi, infatti, è praticamente impossibile rispondere affermando che una tal caratteristica è comune a tutti gli stili di combattimento filippini esistenti, in quanto questi stili sono innumerevoli e notevolmente diversi fra loro in certi frangenti.

  1. Esiste una guardia fondamentale nel sistema di combattimento filippino?

  2. Le tecniche di calcio che caratteristiche hanno?

  3. Sono presenti tecniche di bloccaggio, quali leve articolari e/o soffocamenti?

  4. L'uso dell'arma bianca quanto influenza il Kali?

  5. Per quali distanze di combattimento il Kali è ideale?

  6. Quali influenze da altre arti marziali ha subito il Kali?

  7. Esiste una strategia di fondo in tutte le tecniche del Kali?

  8. Esistono dei livelli d'istruzione, tipo le cinture delle arti marziali giapponesi?

  9. Esistono tecniche di lotta a terra?

Esiste una guardia fondamentale nel sistema di combattimento filippino?

Nell'uso dei bastoni si, anche se non sono particolarmente fisse e differiscono da stile a stile, stessa cosa per il coltello, mentre invece per le mani nude è assolutamente libera. Nell'Arnis Koredas Obra Mano, ad esempio, la guardia a mani nude è una posizione totalmente mobile. Le braccia non sono mai ferme, ma piuttosto continuano a compiere dei movineti circolari in avanti, posizionate al centro del busto, pronte a scattare in qualsiasi posizione per neutralizzare l'attacco. Stessa cosa per il bastone ed il coltello: sempre in movimento per disorientare l'avversario ed evitare che la mano che regge l'arma possa essere colpita facilmente dall'avversario.

Le tecniche di calcio che caratteristiche hanno?

Nel Kali i calci sono portati al massimo all'articolazione del ginocchio per romperlo. Al di sotto di questa articolazione i calci sono tecniche per lo più di "disturbo" e/o di blocco di eventuale calcio avversario. Colpi portati più in alto (ad es. ai genitali e allo stomaco) nel corpo dell'avversario sono delle ginocchaite. Il Kali ha abolito totalmente i calci volanti, girati, e diretti al viso, infatti si tratta di tecniche troppo lente, se non eccezionalmente allenati, e difficilmente eseguibili in situazioni di reale autodifesa.

Sono presenti tecniche di bloccaggio, quali leve articolari e/o soffocamenti?

Il Kali ha subito enormi influenze dal Pentjcak Silat, dove soffocamenti e rotture dovuti a leve articolari violente sono il fondamento. Dipende dal maestro di Kali che insegna il suo stile se viene inseganto o meno un certo numero di tecniche di leve/soffocamenti, ma fondamentalmente una leva articolare al polso è uguale a tutte le discipline marziali che ne fanno uso, quali Aikido, Judo e Ju Jitsu... E' decisamente scorretto dire ad un praticante di Kali <<Stai eseguendo una tecnica di leva tipica dell'Aikido>>, in quanto l'unico modo logico di bloccare una persona tenendola per il polso si è sviluppato sia nelle Filippine quanto in Giappone. Un'articolazione umana è uguale per tutte le razze di questo pianeta.

L'uso dell'arma bianca quanto influenza il Kali?

Molto. Tutti i movimenti che eseguiamo con singolo o doppio bastone e a mani nude si sono sviluppati durante lo studio del combattimento con la spada ed il coltello. Il Kali è l'unica arte marziale che studia in maniera "scientifica" l'uso razionale in combattimento corpo a corpo delle lame. L'unica disciplina equivalente giapponese è il Tai Shindo, che ha però la tendenza ad essere troppo elaborato nelle esecuzione delle tecniche per essere davvero efficace in caso di combattimento reale.

Per quali distanze di combattimento il Kali è ideale?

Dipende dall'arma che si sta usando, ma fondamentalmente è un sistema di combattimento da cortissima distanza (ovvero dove la maggior parte degli scontri avvengono). Il Koredas Obra Mano, ad esempio, è specificatamente studiato per eseguire tecniche efficaci a cortissima distanza.

Quali influenze da altre arti marziali ha subito il Kali?

Sicuramente la vicinanza della Cina e della Indonesia all'arcipelago delle Filippine ha pesato molto sull'evoluzione del Kali Filippino. Possiamo dire che il Kali ha le radici nel Kuntao cinese e i suoi concetti nel Pentcjak Silat, sebbene sia decisamente più "asciutto" e "logico" di quest'ultimo. Inoltre il maneggio della spada/coltello Filippino ha subito influssi dalla scherma spagnola, durante la dominizazione spagnola di questo arcipelago. Da questo periodo lo sviluppo dlle tecniche di Spada y Daga, ovvero di spada e coltello, o bastone e coltello.

Esiste una strategia di fondo in tutte le tecniche del Kali?

Si, ovvero quella alla base di tutte le Arti Marziali degne di questo nome: stare fuori dalla minaccia dell'avversario e colpire prima la "minaccia", e poi la testa dell'avversario. Per minaccia s'intende la mano armata (di spada, bastone, coltello...), o semplicemente il pugno chiuso o il piede di una gamba che esegue un calcio. Questa strategia di chiama "rompere il dente al serpente". 

Esistono dei livelli d'istruzione, tipo le cinture delle arti marziali giapponesi?

No. La divisione in cinture colorate è solo una trovata occidentale per distinguere in gradi i vari allievi di una disciplina. Il maestro di Kali tende ad insegnare in maniera piuttosto "confusionaria" per accelerare il processo di "flessibilità mentale" che l'allievo dovrà obbligatoriamente acquisire per diventare un buon combattente.

Esistono tecniche di lotta a terra?

Non propriamente. Questa disciplina è tipica del Ju Jitsu Brasiliano (neanche il Judo tradizionale ha raggiunto tale raffinatezza nelle tecniche di lotta a terra). A terra tutto diventa più difficile, e solo il più pesante/forte ha possibilità di cavarsela. Molti istruttori moderni incorporano tecniche di lotta a terra con armi e senza, ma si tratta più che altro di situazioni "ideali".