MIKE FARAONE

E' mezzogiorno di una giornata nuvolosa e sto aspettando nel parcheggio della stazione di Varese. Il traffico è abbastanza movimentato, infatti siamo in piena settimana lavorativa. Tentare d'incontrare un personaggio come Mike Faraone nel fine settimana è praticamente impossibile, a causa della mole di stages che tiene in Europa (e non).Ammetto una certa emozione mentre aspetto: sto per incontrare qualcuno che ho sempre considerato uno dei personaggi più controversi, più citati dalle "leggende metropolitane" delle arti marziali, più conosciuti a
livello d'immagine in Italia e all'estero. Faraone lo "street fighter" senza pietà, Faraone che ha sfidato - ed è stato sfidato- da centinaia di artisti marziali combinandone di tutti i colori, Faraone ospite di varie trasmissioni televisive, Faraone che organizza stages da minimo duecento partecipanti e Faraone l'allievo/amico di Paul Vunak. Con tutte queste cose nella testa mi sento solo fortunato che questo "VIP" delle Arti Marziali, mi abbia concesso un'intervista da pubblicare sul sito. Mentre sono immerso in questi pensieri vedo una faccia molto
simile a quella del Prof. Faraone dentro ad una SMART, guidata da una ragazza dai capelli rossi. Faraone... su di una SMART?! E io che mi aspettavo, chessò ...una Ferrari?! C’incontriamo e ci presentiamo ed immediatamente tutti gli inevitabili preconcetti che mi ero fatto su di lui, a causa delle già citate "leggende metropolitane", crollano immediatamente. Mike è una persona molto umana. E' l'unica definizione che si può dare ad un uomo sulla trentina guidato da una passione sconfinata per quello che fa, da una competenza impeccabile che traspare
mentre parla e una carica d’emozione che trasmette con il suo complesso linguaggio del corpo. A vederlo così sembra proprio una persona "qualsiasi", ma appena inizia a parlare, o meglio, a comunicare le sue idee, i suoi progetti, il suo carattere genuino e deciso mette in evidenza l'Artista Marziale, il Guerriero, che lo ha portato ad essere ciò che è. Ecco che dopo un pranzo in un locale che serve specialità di carne esotica (Faraone e sua moglie sono praticamente dei frequentatori incalliti di ristoranti :-) ) ci spostiamo in un bar e, in compagnia
della sua incantevole moglie Nadia, Mike Faraone si concede all'intervista.

Com'è iniziata la tua carriera nelle Arti Marziali e perché?

A tredici anni perché ero stanco di prendere botte. Le prendevo da tutti,faraone5.jpg (5031 byte)
anche dalle ragazze! (ride) Guarda, una cosa vergognosa. Iniziai con
Judo e Ju Jitsu in una palestra limitrofa al mio paese, ed era la sola
cosa che potessi fare poiché era l'unica palestra che c'era. Non è
stata una scelta difficile (ride)! Tutto questo dopo aver visto,
ovviamente, un film di Bruce Lee: tu dici: <<Cavolo! Anch'io così!>>.
Così ho iniziato. Ricordo che è stata un'esperienza difficile: una
palestra lontana, condizioni economiche della famiglia traballanti, e
quindi era difficile pagare il mensile. Dopo un po' questa pratica ha
iniziato a starmi stretta. Il Ju Jitsu, penso, fosse stile Bianchi (NDA-
Lo stesso praticato dall'autore :-) ), e sicuramente con influenze di
scuole francesi, perché il mio maestro, piuttosto chiuso di
mentalità, era d’origine francese trapiantato in Italia.

Qual è la prima persona, che hai incontrato nel tuo percorso marziale,
che reputi il tuo "Maestro"?

La prima persona che ho chiamato "Maestro"
è stato Matagay nel 1988, Cuciuffo nel 1990, e... Paul Vunak lo è stato
in un certo senso, ma per me Maestro è qualcuno che va aldilà del
tecnico, e per quanto Paul sia stato anche una mia guida per certi versi
,non lo classifico in questo modo. E' una persona che
rispetto tantissimo, è mio amico, è mio Maestro a livello tecnico. La
mia ricerca, oggi, è un po' differente. Per identificare un Maestrofaraone14.jpg (3791 byte)
come tale dovrei uscire dal mondo Arti Marziali. Oggi identifico la mia
guida nella figura di Dom Lorenzo, patriarca della Federazione dei Priorati Autonomi del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cavalieri di Malta. Lo conobbi la sera precedente la mia
investitura a Cavaliere (NDA- Mike Faraone è stato insignito del Titolo
di Cavaliere dell'Ordine di Malta), e fui subito intimidito da questa
figura, ma dopo averlo sentito parlare lo considerai punto di
riferimento. N’ebbi la conferma il giorno dopo, durante la cerimonia
della mia investitura, da lui condotta, quando lo sentii pronunciare
questa frase: << Cavaliere non è colui che vanta il diritto di indossare

una croce, ma il dovere di portarla.>>. Questo è il mio Maestro.
Don Lorenzo è una persona eccezionale, uomo
di una potenza inaudita e di un'umiltà impressionante. Un'altra guida
che in questo momento sto seguendo è Ueshiba (NDA- il fondatore
dell'Aikido). Penso d’avere tutti i libri più importanti che sono stati
scritti su di lui. Li ho letti nell'ultimo periodo e sono molto vicino
al suo metodo di pensiero.

Quale stile di combattimento hai praticato di più fino a adesso?

Il Jeet Kune Do.

Che cosa intendi per "Combattimento"?

Come introduzione ti dico subito che
per me non è il combattimento sportivo, che rigetto in ogni sua forma.
Io trovo la sportivizzazione delle Arti Marziali, un abominio. Per me il
combattimento è Vita o Morte, è educazione.
Seguire una Via antica che deve sviluppare l'individuo, ma senza
arrivare agli eccessi concettuali che sono propri di questo mondo. <<Maestro
è colui che si astrae dalla realtà>>. Ueshiba, che è indubbiamente il più
grande Maestro d’Arti Marziali di questo secolo, tirerebbe giù dopo
cinque secondi il più gran combattente dei giorni nostri.
Ueshiba non è la persona buona che ci hanno insegnato: un metro e
cinquantaquattro d’uomo per quarantacinque chili di peso. Una forza
devastante, ha ucciso tre persone nella sua vita, ha combattuto
decine di volte ed era un picchiatore incredibile. Un uomo che è
passato dalla forza pura del combattimento per la vita, all'esoterismo
più assoluto. Ueshiba diceva: <<Per ogni cosa ci sono tre manifestazioni
: quella del corpo, quella della mente, quella dello spirito>>. Se non
riesci a vedere tutte e tre non vedi nulla. Combattimento per me è sopravvivenza. Io non sono un combattente da strada. C'è un mio collega
della Progressive Fighting System, Joe Maffei, che dice: <<We're not
street-fighters, we're street survivors>>.



Che differenza intercorre, secondo te, tra il Combattimento e la Difesa
Personale?

Il Combattimento è la Vita. Perché la vita è un combattimento. La difesa personale è difendere la mia incolumità nel momento in cui mi trovo nella situazione X. In primis forse sarebbe meglio notare che se una persona è un abile combattente non si trova
quasi mai a dovefaraone10.jpg (3567 byte)r combattere in una situazione di difesa personale, soprattutto perché controlla le persone prima che accada qualcosa, evita le situazioni. Aveva ragione l'insegnante d’arti marziali orientali di cinquecento anni fa che diceva: <<Maestro è colui che mai combatte>>. Il
discorso è un altro. Oggi la cosa è fraintesa. Oggi è: <<Maestro è colui che mai combatte, "perché ha paura di farlo">>. Oggi il 99% delle Arti
Marziali tradizionali esistenti sul pianeta sono inefficaci. Lo disse Bruce Lee prima di me, lo dicono altri nomi autorevoli insieme con me. Per riprendere una frase detta da un grande: "oggi, se mi dicono sono un esperto di Kung Fu, io mi immagino uno con addosso
una vestaglia colorata che fa delle cose strane". Io dimostro scientificamente la superiorità del mio sistema.
Ero a Foggia, un giorno, e diverse persone hanno voluto a provare a combattere, ed io non ho fatto male a nessuno,
applicando il secondo concetto del mio sistema, ovvero quello della
pressione costante sull'avversario. Dopodiché se tu cerchi di farmi del
male, allora io devo comportarmi di conseguenza.

Qual è, secondo te, il sistema di combattimento a mani nude più efficace
che conosci?

Ne citerò tre, anzi, tre più uno. Il Wing Chung, il Kali
filippino, non come è conosciuto; il Pencak Silat, non come è
conosciuto e il Jeet Kune Do, che è risultanza tra vari elementi di
ognuno di essi.

Personalmente preferisci il combattimento a mani nude o l'utilizzo di
un'arma?

Personalmente non vedo la differenza. Il mio sistema si traduce

nell’insegnare ad una persona uno schema, un concetto, e poi fargli
capire che abbia, o no, un'arma... è la stessa cosa. La maggior parte
degli istruttori insegna a mani nude una cosa, col coltello un'altra e
con il bastone un'altra ancora. Io ho lo stesso identico sistema di
movimento con o senza il coltello. Le antiche Arti Marziali del Sud-est
Asiatico applicavano lo stesso concetto, ma ad oggi non ho ancora
conosciuto qualcuno in grado di farlo. No, anzi, uno sì: Bill Newman, credo il migliore al mondo nel suo settore..

Con chi hai studiato il Kali?

Con Matagay, raggiungendo il massimo grado
di istruttore da lui rilasciato, sono stato istruttore riconosciuto
dalla federazione europea di Eskrima, sono istruttore di Kali
all'interno della Progressive Fighting Systems, sono stato il primo
europeo ad essere istruttore dei Dog Brothers, forse il primo a
contattarli, ho avuto il modo studiare con vari rappresentanti di diversi
stili. Attualmente sono in ottimi rapporti con Mark dei Dog Brothers, ma
non seguo più il loro sistema, poiché ricerco cose diverse.

Il maggior pregio del tuo sistema di Kali?

La sua semplicità.

Il peggior difetto, se ne ha uno?

Non conosce mezzi termini (sorride).

Chi è il tuo allievo tipico?

Non esiste. Posso dirti com'è cambiato il
mio allievo tipico nel tempo. All'inizio era
l'insegnante di arti marziali tradizionali stanco di prendere botte. Poi
negli anni "dell'estremismo", che oggi mi fanno sorridere, gli anni dei capelli lunghi, allora il mio allievo tipico era un ragazzo, magari un po' esagitato.

Oggi è il libero professionista, spesso laureato, oltre ovviamente all’istruttore della mia associazione.
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Descrivi la tua Associazione.

Non è un'Associazione sportiva, ma un'Associazione culturale dedita alla ricerca tecnica e pedagogica del
combattimento in tutte le sue forme, ma non finalizzate all'agonismo.
Difesa Personale e Autoprotezione. Nei miei seminari per il 50% del tempo
spiego tecniche e faccio cabaret (ride), nel restante 50% parlo di psicologia,
di prossemica, di etologia, di psicologia animale e comportamentale e di
semiologia. Perché limitarsi al tirare pugni e gomitate?


Esiste una scaletta degli eventi nei tuoi stage e nelle tue lezioni?

Negli stage no. A meno che non sia uno stage tematico, lo stage tipico
deve svilupparsi in armonia con le persone che lo frequentano e con le
loro richieste. La lezione collettiva può invece avere uno "schema". La lezione di classe è
settimanale, ed impegna circa due ore. La prima mezz'ora è dedicata al lavoro fisico
pesante, la seconda mezz'ora consiste nella ripetizione di uno schema di base,
lavoro a vuoto sulle tecniche fondamentali. Poi sviluppo del lavoro di coppia, ed infine sparring, studio della sensibilità, oppure teorica. Io esigo domande durante le mie lezioni, perché se un
allievo viene senza fare domande, significa che vuole solo sudare.
In quel caso, meglio che vada a fare aerobica.

Qual è il tuo regime di allenamento personale?

Intensissimo, brevissimo, infrequente.

Io visualizzo ventiquattrore al giorno. E' quello il
segreto. Tutti i grandi guerrieri non passavano molto tempo ad allenarsi,
ma riposando. I combattenti dell'età feudale giapponese durante il
giorno lavoravano la terra o erano sui pescherecci, quindi non si
allenavano. Se un sistema di combattimento basa la sua efficacia su di
un allenamento quotidiano di tre/quattro ore... non è un sistema di
combattimento efficace. I filippini, questa è una constatazione storica,
non s'allenano quasi mai. Lavorano duramente durante il giorno con il
machete, poi un bel giorno si trovano invasi da destra o da manca. E
questo crea un problema. Durante i periodi di invasione inoltre la pratica
guerriera è solitamente proibita (ecco la grande barzelletta
storica comune anche all'isola di Okinawa di persone che s’allenano di notte in segreto. Prova ad immaginare: Giappone feudale, Okinawa, villaggio medio. Sei capanne. Quanto tempo ci vuole prima che scoprano che ti
stai allenando quattro ore per notte tutte le notti? Il primo quarto
d'ora della prima notte! E poi, quando hai fatto diciotto ore di risaia,
non hai voglia di allenarti, ma di dormire... Quindi allenamenti brevi ed
infrequenti, molto intensi. Poche cose, ad altissimo livello, acquisitefaraone18.jpg (3632 byte)
attraverso la visualizzazione. Thomas Cruse, all'interno della PFS,
scrisse una volta un articolo molto interessante che diceva: "se
esistesse un livello da cintura nera nel sistema di combattimento
filippino, non ci vorrebbero tre anni per ottenerlo, ma tre mesi".
Durante l'anno mi alleno anche con i pesi. Con un peso corporeo di
75kg., faccio stacchi da terra a 370 kg di serie. Sono arrivato a fare
distensioni parziali su panca a 190Kg. Ho tolto il lavoro di squat
perché il bilanciere non sopportava il carico... Il mio lavoro al sacco
non è composto da venti round, ma da scariche di dieci/quindici secondi,
in cui impiego tutta la mia energia, un po' come farei in una situazione
reale. Brevi intervalli di riposo tra una scarica e l'altra, e via di nuovo. Il tutto per una manciata di minuti, non di più. Altrimenti
muori, rischi di svenire letteralmente. Lavoro poi all'uomo di legno; ma non
credo agli allenamenti tradizionali con le forme.

Centodiciotto movimenti, poi in combattimento ne uso quattro, quindi centoquattordici
sono inefficaci ed inutili, una perdita di tempo.

L'avversario cinese medio di 300 anni fa era diverso
dall'europeo medio del 2001. La metà di quelle tecniche non funziona, ed
inoltre non credo sia corretto imparare nuove tecniche con un attrezzo, ma usarlo per allenare quelle esistenti.

Quindi allenamento molto duro non deve far pensare però
all'estremismo fisico. Allenamento duro, ma mutuato dall'intelligenza.
Questa è la mia protezione: l'intelligenza. Non tonnellate di protezioni fasciate sul mio corpo.

Io lavoro con coltelli veri e affilati, non esiste protezione. Nelle
filippine nessuno s’è mai allenato con coltelli finti. Il perché è
semplice: il metallo scarseggia, e non puoi permetterti di sprecarlo con
coltelli finti. Non puoi allenarti con coltelli di legno perché la tua
attenzione è totalmente diversa; e il giorno dopo ti confronti con un
coltello vero.

Un commento sulla situazione italiana delle Arti Marziali Filippine.

Non è. La situazione in Italia semplicemente non è.

Ci sono un mare di gruppi e sottogruppi, piccoli e grandi che dicono di essere gli
unici depositari della verità, che pretendono di dimostrare la
padronanza di certe tecniche durante il torneo X o Y. Non ci siamo.

Cosa puoi raccontare delle tue esperienze con Paul Vunak?

Allora... La
prima volta che andai in America li visitai tutti i mostri sacri. Fai un po' il
turista, no? Devi vedere tutta quella gente che fa Jeet Kune Do. A dirla tutta rimasi deluso.

Quello che mi aspettavo non fosse tradizionale si rivelò esserlo più del resto.

C'erano persone che facevano collezione di un po' di tutto: armi, pugni, trapping. Mediocri in tutto.

Paul invece portava avanti poche cose dirette ad un livello altissimo.

Bene le teorie, ma poi il terreno di prova è il combattimento. La mia prima permanenza in America fu abbastanza lunga: un mese. E con un certo sforzo economico. Paul Vunak è scioccante: devi vederlo
lavorare e combattere. Nel febbraio 95 acquisii il mio "phase one" con
lui e nel settembre il "full". Nel luglio 96 fui insignito del grado
"senior" che rifiutai - perché non mi ritenevo all'altezza -, ma che mi
fu imposto l'anno dopo. Sono l’unico all’interno dell’intero organigramma mondiale ad aver conseguito il grado più alto, in un tempo così breve, e l’unico oltre Paul a poter diplomare Full Instructors.

Aneddoti su Paul? Ce ne sono tanti. Paul è
conosciuto per essere una persona difficilmente gestibile, con un
carattere particolare. No, allora. Paul è stato decisamente un
disgraziato. Per parecchio tempo e lui per primo lo ammette: riferendosi ad un certo periodo, parla
dei suoi "anni bui". Il Paul di oggi invece dice: <<Se devo scegliere
di dedicare la mia giornata ad un reparto speciale, oppure all’addestramento di un
padre di famiglia, preferisco la seconda scelta>>. Paul è indubbiamente cambiato
da quando si è sposato. E' una persona più bella, più piacevole.

In combattimento un animale, un animale con fattezze umane. Un
metro ed ottanta per ottantacinque kg. che ti morde, ti graffia, ti lacera la
carne. Non riesci a sostenerne lo sguardo quando combatte. S'immobilizza, come un gatto, stringe gli occhi, ti scruta, poi esplode. Quando spalanca gli occhi tutto è finito.

Per te cos'è il Kali?

Allora, prima di tutto si parte dalla mia opinione
personale, poi dall'osservazione della storia.

Istoria Docet: dovremmo tatuarcerlo in fronte.

Il primo contatto storicamente
documentato con i filippini risale al 1521, quando Lapu Lapu uccise Magellano.

Poi alla Prima e Seconda Guerra mondiale, in cui gli
Americani erano soprannominati "leatherneck" - colli di cuoio -, per l’adozione di un collare in cuoio appunto così da non essere sgozzati. Pensate che bellezza girare così bardati nella giungla filippina. Il Kali, di per sé stesso, non esiste. Tipico della mentalità filippina è acquisire elementi, prendere
ciò che serve per unirlo alle conoscenze. Le tecniche di Espada y
Daga vengono, ad esempio, dalla scherma spagnola. Da parte loro, i
filippini, non avevano mai pensato di usare un'arma lunga e una corta
contemporaneamente. Dopo le influenze di Judo e Karate fù ancora peggio. Il Kali è oggi identificato
come una disciplina di combattimento con le armi, che parte con il
bastone, passa per il coltello e arriva alle mani nude. E questo può
avere una logica, ma...

La logica filippina era: se hai un'arma prima di tutto
apprendi l’uso di quella, poi nelle emergenze impara a fare altro. Se in una
scuola filippina s'insegna ancora in questo modo è solo per il
rispetto di una tradizione non scritta. Oggi il filippino coerente, in
realtà, t'insegna tutto il contrario. Prima l’uso delle mani nude, perché ora
come ora non si gira più armati come una volta, poi quello delle armi.

I filippini non insegnano il coltello? Vero e falso. filippini non insegnano il coltello perché ne hanno paura.

Per citare Bill Newman: "Io sfido qualsiasi praticante di Kali a togliermi il
coltello di mano. Nessuno al mondo me lo toglierà. Per avvicinarsi ad
esso devono essere disposti a prendersi una coltellata, ma io non andrò
a colpirgli il braccio". Io vedo la gente che fa il Kali con il coltello
che cerca sempre di tagliare la mano armata dell'avversario: e mi sta
bene! ... ma se non ho la gola a portata. Io un praticante di Kali lo
aspetto al varco, aspetto che parta per tagliarmi la mano, e vado di
stoccata alla gola. Fatta, finita. Oggi, qualsiasi praticante di Kali
medio potrebbe essere facilmente sconfitto da un praticante di scherma
sportiva. Il Kali è combattimento. Non c'è distinzione tra armi e mani nude.

Il coltello era insegnato alla fine per un solo semplice motivo: non ci si difende da un coltello.

Non esiste un maestro filippino che dice che ci si può difendere a mani nude
da un coltello, se onesto. Il Kali non è nato per la ricerca interiore,
come la maggior parte delle Arti marziali ama asserire, ma per la
guerra. Oggi fa Kali chiunque ricerca la realtà del combattimento. Oggi
Kali è per tutti il bastone, poi forse il coltello. No. Il kali è una
metodologia universale per ogni tipo di arma e per le mani nude,
dev'essere efficace anche se gli allenamenti sono rari. Deve funzionare
anche se non lo pratichi da vent'anni. Gli occidentali non sono buoni
praticanti di Kali perché non sono abbastanza duri. Il 99% delle
tecniche di Kali che vediamo in giro sono buffonate create per gli
occidentali. Non funzionerebbero mai.


Contatti con le Forze Armate per l'addestramento del
personale?

Parecchi. Ho cinquanta agenti del nucleo antidroga dei Baschi
verdi della G.d.F. che si stanno addestrando in Sicilia con miei allievi, poi ho un
contratto con l'Esercito in Sardegna tenuto da un altro mio allievo.

A Londra il mio rappresentante sta curando i contatti per gli agenti di polizia e l'Esercito.

Lo stesso accade in Spagna e Portogallo. Inoltre mi ha contattato la Gendarmeria Francese.
In Italia qual è il problema? Che esiste (sembra) ancora una norma per
cui i civili non possfaraone4.jpg (3357 byte)ono insegnare a reparti operativi. Quindi, quando ho insegnato a vari reparti dell'Esercito ho dovuto farlo in via ufficiosa.

Altro problema sono poi gli imbecilli che lavorano gratis solo per dire: <<Io l'ho fatto!>>.

Io sono un professionista serio, non lavoro in questo modo.

Tengo famiglia!(ride)

Che consiglio daresti a chi si vuole avvicinare alla tua disciplina?

Di prendere la macchina e venire a provare una lezione non aspettandosi nulla.

Io alla gente dico sempre: vieni e prova. Dall'esterno ti piace,
provi, e poi non ti dice nulla. O magari, il contrario, non ti dice
nulla, poi invece ti piace tantissimo quando pratichi. Tutto dipende
dall'impegno, dalle energie, che vuoi impiegare in questa pratica. Va
bene che tu venga perché vuoi imparare a difenderti, e va meglio se
vieni perché ti piace praticare senza pensare al <<domani vado fuori e
faccio questo, questo e quest'altro!>>. Diventi paranoico così! Pratica
perché ti piace farlo, poi magari impari qualcosa che ti può servire.

 

Com’è Mike Faraone nella vita di tutti i giorni?

Fuori dalla palestra sono una persona normale.

Leggo tanto. Mi piace girare in moto. Passo delle grandissime serate "topastre", come dice mia moglie. Quelle in cui ti metti a letto con i pop-corn o con la pizza al trancio e ti guardi
una videocassetta. Sono una persona normalissima, per modo di dire... Vivo la mia vita.

Sono una persona privilegiata, con un lavoro che mi piace tantissimo e mi mantiene bene.

Che non mi obbliga, per quanto viaggi tantissimo, a fare 18 ore al giorno.

Mi sono imposto di non tenere più di tre- quattro ore di lezione al giorno (si abbasserebbe il livello qualitativo).

La mia giornata tipica? Io e Nadia ci alziamo, usciamo, facciamo colazione, andiamo
il libreria (mai una volta che ne usciamo indenni), leggiamo, studiamo (essere un Maestro nel senso vero del termine non è solo questione di tecnica) pranziamo. Al pomeriggio insegno.

La sera se non c'è lezione stiamo in casa. Il fine settimana viaggiamo spesso per seminari, ma ho tanto tempo libero, non mi posso lamentare.

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Il Tuo più grande errore del passato?

Essermi preso troppo sul serio. Un'altra cosa dell'immaginario collettivo che non sopporto è che la gente pensi che un Maestro sia una persona specialissima. Un Maestro, se tale è, vive la sua vita in maniera normale. Io non faccio un lavoro normale è vero, nella maniera più cruda insegno ad uccidere.
Detto così suona davvero un male, ma...

Posso insegnare tecniche efficacissime di coltello o mani nude è vero, ma esiste sempre la polvere da sparo, e nessuno se la sentirebbe di additare un istruttore di tiro che insegna in un poligono.

Io insegno alla gente a difendersi, non c'è nulla di più onorevole.

La cosa più difficile del mondo è vivere l'eccezionalità di ciò che fai... ordinariamente.

Ho bisogno di vivere una vita normale con la persona che amo, con i miei amici.

Di starmene tranquillo a casa in mutande a leggermi in pace un libro.

Una domanda a scelta?

Cambierei vita? No!

Io non ho scelto, ci sono cose a cui sei destinato.

Questa è la mia vita, l’unica che potrei vivere, anche se non diventerò mai ricco con questo lavoro (regolo il mio onorario pensando all'operaio, rapportando il valore del denaro alla sua fatica, quantificando il mio compenso in modo da poter essere raggiungibile ai più. Se chiedessi cinquecentomila lire per ogni ora di lezione sarei comunque onesto, ma inarrivabile):
Cambiando vita mi annullerei come persona.

La mia è un’esistenza completa, piena di gioia, in cui non manca nulla.

Due anni fa ho incontrato la persona giusta che ora cammina al mio fianco, questo indubbiamente mi ha cambiato profondamente. Vivo più che decorosamente facendo quello che amo con la persona che amo.

In passato ho lavorato per centinaia di persone ricchissime (e per ricchissime intendo gente che può spendere cento milioni al giorno senza nemmeno intaccare il proprio conto in banca), bene, non ne ho mai incontrata una che sorridesse, che si potesse permettere di dire:

<<Ohhh, cavolo: oggi pomeriggio non faccio nulla!>>

Tutte schiave dei soldi. I soldi sono un mezzo, non fine. Sono un po' come il combattimento. Ci sono le tecniche, il fine, il mezzo per ottenerla.

La gente pensa subito alle cose più sofisticate, perdendo di vista il vero scopo. Quando arrivi alla fine del percorso, quando non pensi più a combattere, capisci che il vero obiettivo è migliorarti come persona. Tanti anni fa cercavo i libri con tante figure e poche spiegazioni: oggi cerco i libri senza figure, ma
che spieghino buoni concetti.

Dieci anni fa non avrei letto la biografia di Ueshiba.

Per chi volesse maggiori informazioni sul Cav. Mike Faraone può trovarle sul sito web WWW.SEALPROGRAM.COM

 

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