TECNICHE DI CADUTA

La possibilità di cadere durante una colluttazione (o di essere sbattuti a terra) sono piuttosto alte. Se non abbiamo sviluppato nessuna reazione specifica a questa evenienza  e cadiamo rovinosamente a terra molto probabilmente, se non abbiamo già perso lo scontro per l'impatto subito, perlomeno, abbiamo peggiorato la nostra situazione. Non è difficile scivolare e rompersi un gomito, un polso, un'anca... Immaginiamo che la caduta venga forzata dal nostro avversario attraverso una poderosa proiezione, magari sull'asfalto: se non siamo in grado di reagire correttamente a questa situazione verremo letteralmente frantumati con l'impatto.

Molte arti marziali tradizionali non comprendono nel loro repertorio tecniche di caduta vere e proprie, ma per fortuna qualsiasi istruttore degno di questo nome comprende nel suo programma l'insegnamento di quelle universalmente conosciute e pratiche: quelle giapponesi.

Mettendo da parte le cervellotiche ed acrobatiche cadute del Kung Fu Shaolin, andiamo ora ad esaminare le tecniche di caduta controllata tipiche delle arti marziali tradizionali giapponesi quali Ju Jitsu, Aikido, Judo. Questi sistemi di combattimento hanno il loro fondamento in raffinate tecniche di proiezione sbilanciamenti, dove chi subisce queste tecniche (detto uke) deve essere in grado di assorbire le cadute con strategie e tecniche particolari. Quando una proiezione viene eseguita a "velocità reale" anche sulla materassina, se non si sa cadere, l'impatto può essere molto pericoloso. Una curiosità: i giapponesi praticanti delle loro arti marziali giudicano le nostre occidentalissime cinture colorate solo come "indicatori di capacità di cadere" di chi le indossa. Una cintura gialla è "meno brava a cadere" di una verde, ad esempio, quindi con essa bisognerà eseguire proiezioni proporzionate al suo grado di preparazione.

Le cadute che andremo a descrivere sono le classiche che si vedono così spesso anche nei film d'azione. Parliamo della caduta in avanti (la classica ""capriola"" sul pavimento...), all'indietro (con recupero in guardia per i più prestanti ;-) ), e laterali. Queste cadute sono tatticamente, biomeccanicamente, fisicamente corrette. Una volta ben allenati a queste cadute bisognerebbe essere in grado di eseguirle anche su di un pavimento d mattonelle ed in velocità. Il concetto vincente dietro a queste tecniche è quello di non offrire al terreno durante l'impatto spigoli o superfici strette. Un gomito piegato è una punta rigida che si spezza all'impatto col suolo, un polso piegato idem, una nuca che sbatte per terra ci stordisce, quando non ci ammazza, se cadiamo su di un fianco con la punta dell'anca ce la romperemo quasi di certo. Allora ecco che si applicano dei princìpi universali per qualsiasi tipo di caduta che sono:

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Il mento è attaccato allo sterno prima e durante l'impatto col suolo, questo movimento serve per salvare la nuca. Se cadendo sbattiamo la nuca per terra abbiamo semplicemente finito di combattere. Questo movimento deve essere un automatismo.

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Per le cadute in avanti/indietro la testa è appoggiata sulla spalla. Questo per evitare di esporre troppo la nuca e le vertebre cervicali ad un impatto diretto con il terreno e per evitare assolutamente che anche per solo un istante possano sostenere parte del peso corporeo in proiezione.

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Sempre per le cadute in avanti/indietro dobbiamo immaginare noi stessi come una palla che rotola, che non offre spigoli vivi, che rifiuta la forza dell'impatto con la superficie.

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L'aria nei polmoni dev'essere espulsa al contatto con il terreno in qualsiasi caduta, per poi prendere subito fiato appena l'energia dell'impatto si è esaurita.

Detto questo passiamo alla pratica illustrando le tecniche più ricorrenti in caso di caduta. La caduta in avanti (mae ukemi per gli amanti della terminologia giapponese) l'abbiamo quando subiamo una potente spinta da dietro che non riusciamo a contrastare e piuttosto che finire piatti di faccia sul terreno si preferisce esaurire l'energia della spinta con una bella capriola in avanti, oppure, per i più "coreografici" quando dobbiamo toglierci di mezzo da una brutta situazione in maniera "teatrale" ;-))) . Osserviamo il video della tecnica. L'autore, in nero, esegue una caduta "classica" giapponese, notare il braccio destro "a ruota" spinto in avanti e piegato leggermente ad arco, per affrontare le mattonelle del pavimento offrendo un "cerchio" dentro cui proteggere la testa e la nuca e su cui iniziare a rotolare il corpo, seguito in maniera continua dalla schiena anch'essa curvata. Il recupero è in piedi in guardia. Fulvio Cenci, a sinistra nel video mostra l'apertura di una tecnica di caduta del tutto identica in esecuzione, ma più veloce. La velocità è data dal fatto che il braccio è "lanciato" sotto la testa e si presenta al terreno direttamente con la spalla/schiena arcuata. SE esaminate il video fotogramma per fotogramma noterete queste piccole, ma fondamentali, differenze. Non ci sono metodi particolari per imparare questa caduta, se non esercitarsi MOLTO su superfici mobili, prestando attenzione enormemente ai dettagli della testa di lato, braccio/schiena arcuata, pena dei possibili seri infortuni.

La caduta all'indietro è di solito inserita in un contesto di limitare i danni in caso che riceviamo un impulso tale da farci perdere l'equilibrio all'indietro. Cadere "a peso morto" sul sedere, oltre essere oltremodo doloroso, può procurarci seri danni al coggige, alla colonna vertebrale, e ai polsi se tentiamo goffamente di fermare la caduta con le mani. Gli stessi concetti, adattati alla situazione, si applicano anche qui: testa di lato, schiena "a palla". Qui interviene il fattore gambe che contribuiscono in maniera fondamentale a tornare in guardia dando una spinta "verso l'alto" a circa 3/4 della capriola all'indietro.

Abbiamo anche qui due varianti. Fulvio Cenci (video) ci mostra la caduta veloce senza l'ausilio di mani per frenare la caduta, molto veloce e solo da applicare in casi in cui la spinta che si è ricevuti è così forte da cederci tanta energia da farci compiere la capriola correttamente. Invece l'autore qui ci mostra la versione con le mani che leggermente "controllano la caduta" (video), questa tecnica è da utilizzarsi quando riceviamo una spinta troppo "verticale" da poter gestire solo con le gambe, come nel primo caso.

Queste tecniche di caduta sono molto più semplici da eseguire che da spiegare, ve lo posso assicurare. L'importante, come in tutti questi tipi di attività, è allenarsi per gradi, a velocità crescente, e procedere ad un gradino di difficoltà superiore solo quando si è completamente a proprio agio con i risultati raggiunti.

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