Partiamo da presupposto che un pugno è un pugno. In qualsiasi sistema di combattimento. Magari cambia la posizione della base della mano -se ruotata verso il terreno o orientata verso l'esterno- ma grandi differenze non ne esistono. Questo per il diretto. Poi esistono i ganci, pugni laterali tirati a cortissima distanza per colpire i lati del viso dell'avversario, infine i montanti. Più che altro utili per colpire sotto il mento dell'avversario, piuttosto che alla zona del ventre. Se vedete un incontro di boxe sostanzialmente vedrete questi tipi d'attacchi. I calci sono più che altro relegati a ruolo di disturbo/controllo delle gambe dell'avversario.
C'è chi dice che uno scontro a mani nude è più sostenibile di uno con le armi. Vero, in parte. Si può restare feriti mortalmente anche in uno scontro disarmato, ma le possibilità che ciò che avvenga sono decisamente più basse che se il nostro assalitore usasse un bastone, o peggio, un coltello. Perchè? I punti mortali con attacchi disarmati non sono propriamente spontanei e difficilmente si ha la forza/coraggio di colpirli in maniera adeguata. MI riferisco agli occhi, alla gola, cervicale, soprattutto.
Un diretto sul naso è tremendamente debilitante e forse solo un pugile semi-professionista ubriaco è in grado di reggerlo senza andare KO. Anche in questo caso il nostro bersaglio pagante è la testa e/o i genitali. Nel Kali si è sviluppata una serie di tecniche di combattimento a mani nude dette suntukan (in Tagalog). IL combattimento a mani nude filippino è molto semplice, rapido, efficace, un pò come tutte le sue tecniche applicate alle armi.
Non esiste
una guardia che duri più di un centesimo di secondo dall'inizio dello scontro vero e
proprio con l'avversario. In figura vedete una posizione alquanto simile a decine di altri
sistemi di combattimento di relativamente recente codifica. Piedi larghi, ma non troppo,
ginocchia leggermente piegate, peso leggermente sul piede anteriore (poi c'è la finezza
del tallone del piede arretrato leggermente alzato, ma in combattimento chi se lo ricorda
di fare!?) figura profilata sul lato forte, braccia altezza sterno. Per lo stile Koredas
Obra Mano le mani sono sempre in movimento circolare in avanti. Pronte per
intercettare e/o attaccare. Da questa posizione dobbiamo essere in grado di eseguire tutti
gli spostamenti del corpo tattici per evitare i colpi, o per impostare i nostri
d'attacco/risposta (vedasi sezione sul footwork). Gli
avambracci sono i nostri scudi naturale per deviare i colpi avversari, con tecniche di
braccio possiamo proteggere una porzione di corpo che va dalla testa fin quasi ai
genitali, ma in ogni caso, ove possibile, è sempre il caso di togliere il nostro
copro dalla traiettoria della minaccia. La guardia, inoltre, non è una posizione di
difesa, ma deve essere una piattaforma ideale per i nostri attacchi. Il braccio in avanti
è lì per deviare, ma è pronto a tirare dei diretti al naso dell'avversario (inutile
cercare altri bersagli: voi mirate il naso, poi sicuramente prenderete
dell'altro...).
DIRETTO
Non esistono troppe tecniche a mani nude veramente efficaci e praticamente tutte sono
molto intuitive. Partiamo dal fondamento: il pugno diretto. Questa tecnica alquanto
istintiva è l'azione di scagliare la nostra mano (chiusa o aperta) in faccia al nostro
avversario.
In questa foto
possiamo vedere una delle (poche) variazioni che si possono apportare a questa tecnica.
Infatti il corpo è completamente profilato dietro al pugno (l'arma). Notare che questa
azione è la stessa che si compirebbe se impugnassimo un coltello o un bastone. L'azione
da compiere è sempre la medesima. La parte che idealmente che colpisce il bersaglio sono
la porzione appena sotto le prime tre nocche delle dita. Poi, quando lo si usa, va come
deve andare... ;-) Esistono altri tipi di diretti, per esempio quelli alla Wing
Tsung che sono corti, centrali, e spaventosamente veloci, tirati a busto
totalmente frontale verso l'avversario. Non addentriamoci però nella giungla delle
tecniche di pugno variante per variante (i praticanti di Karate e di discipline affini ai
cinesi Shaolin ne sanno qualcosa...) ci vorrebbe un sito WEB solo per esse...
PUGNO A MARTELLO
Questa tecnica di mano è tirata sfruttando la potenza data dal movimento di estensione
dell'articolazione del gomito e la parte che colpisce è la porzione posteriore della
mano, quella che si collega al mignolo. é un colpo estremamente efficace se
colpisce i bersagli giusti (quello ideale è la porzione compresa tra la base del naso ed
il labbro superiore, colpendo diagonalmente leggermente verso il basso). E' anche usato p
er colpire a
lato della testa dell'avversario, idealmente all'altezza della mascella oppure della
regione temporale.
GANCIO
Questo tipo di pugno è
molto efficace se colpisce la regione mandibolare dell'avversario. Di solito dev'essere
molto stretto in quanto il gancio "largo" si presta perfettamente per
l'applicazione di letteralmente centinaia di controtecniche sviluppate in qualsiasi arte
marziale.
GOMITATE
Fondamento del sistema di combattimento filippino/indonesiano in quanto sono le armi
predilette a cortissima distanza. Una tecnica corretta di gomito è semplicemente
devastante. Non ci sono molti modi di dare una gomitata: o la si imposta centrale
(ad entrare "di punta") oppure laterale.
Per essere davvero efficace devono essere coinvolti tutti i gruppi muscolari dalla anche,
i grandi dorsali e le spalle. L'articolazione del gomito, quando lavora in fisiologico,
ovvero totalmente chiusa è robusta e riesce a sopportare impatti piuttosto violenti senza
rovinarsi troppo. Di solito una gomitata è una tecnica conclusiva, dopo magari una
parata, un pugno "d'avvicinamento", e poi la citata gomitata vera e propria.
TECNICHE DI GAMBE
I calci sono pochi e sono semplici nel Kali. Sono più che altro diretti alle
articolazioni del ginocchio dell'avversario, magari colpendolo sul lato interno con il collo del
nostro piede o meglio di punta con sc
arpe robuste. Oppure sono degli stomp a bloccare frontalmente un
calcio sul nascere. In questo caso il bersaglio è sempre l'articolazione del ginocchio o
la parte frontale del quadricipite. Esistono poi efficacissime combinazioni di due
tecniche: la prima stoppare il calcio avversario e subito dopo, con il nostro piede che ha
appena eseguito la tecnica, colpire i genitali o l'interno della coscia dell'avversario.
Inoltre esistono tecniche di rottura dei legamenti del ginocchio da lato/dietro, oppure
per far abbassare improvvisamente l'avversario. Essenzialmente sono dei veri e propri
"pestoni" caricati posteriormente al ginocchio. Molto efficaci.
Sono le classiche tecniche insegnate in base ad una minaccia specifica che mirano a terminare lo scontro nel più breve tempo possibile a nostro favore. La minaccia presa in esame è il classico diretto destro. In questa prima tecnica illustrata abbiamo l'applicazione di due concetti fondamentali del Kali/Arnis/Escrima: l'assorbire e il tirare/colpire contemporaneamente. Marzialisti di altre scuole spesso trovano in quest'ultima strategia uno dei pochi difetti del sistema di combattimento a mani nude filippino: <<Perché utilizzare due mani per fermare un braccio avversario quando ne posso usare solo una?>>. Sulla carta questa domanda è spontanea e logica. La risposta è dettata dalla dura realtà: perché, nonostante rischiamo di più oggettivamente (ripeto: impegniamo due mani per un solo braccio dell'avversario, l'altro è libero!), abbiamo maggiori probabilità di fare più danni al nostro avversario.
Ora illustreremo una tipica tecnica d'apertura basata su concetti del Kali filippino.
Alla foto (1) abbiamo un tipo di parata su pugno diretto destro. Essenzialmente deviamo
leggermente verso l'alto pugno con l'avambraccio destro mentre ci profiliamo girando in
senso antiorario (2). Immediatamente afferiamo con la mano sinistro il
pugno destro dell'avversario che ha esaurito energia e sta per essere retratto (3).
Ora, come si può intuire dalla figura, siamo pronti per una tecnica di gomito al
viso, oppure come mostrato, con una tecnica percuotente data con la parte
superiore del polso, se
eseguita bene è molto molto efficace, specie se eseguita sulle cervicali dell'avversario.
Il vero concetto del combattimento filippino si vede nella foto (4),
ovvero il concetto di dividere con forza. E' da notare che la mano destra tira
il braccio dell'avversario, quella sinistra colpisce e spinge. Queste azioni
combinate portano ad un reciproco aumento di efficacia, e soprattutto al danneggiamento
dell'articolazione della spalla dell'avversario.