combattimento con il coltello

**SEZIONE IN FASE DI SVILUPPO**

"Il coltello deve essere visto come strumento per salvare la vita, non per toglierla..." James Keating, CEO Comtech.

Introduzione

Non esiste arma più letale a corta distanza (eccetto le armi da fuoco) del coltello. Storicamente, dal punto di vista del combattimento, tutte le culture hanno sviluppato il proprio tipo di coltello da combattimento e tecniche per impiegarlo efficacemente. In alcune culture è segno di virilità e potere avere sempre con sé un coltello, per scopi meramente deterrenti e/o autodifesa. Un combattente di coltello addestrato è una figura pericolosissima la cui difesa contro di esso può consistere solo nella fuga o nell’affrontarlo a distanza con un’arma da fuoco. E’ altresì vero che è difficile incontrare persone che hanno raggiunto tale livello di professionalità nell’uso delle armi bianche. Però non bisogna sottovalutare che procurarsi un coltello non è per nulla difficile, ed ecco che il malintenzionato, senza una specifica preparazione marziale nell’uso di quest’arma, diventa una minaccia credibile e letale per la persona anche parzialmente a conoscenza di tecniche d’autodifesa.

L’addestramento all’uso del coltello in combattimento e alle relative tecniche di difesa non potrà mai ricreare la reale situazione. Infatti, una persona può diventare accettabilmente abile nel maneggio del coltello nei combattimenti simulati, ma la sensazione di disagio di fronte ad un avversario armato di una lama vera non potrà mai essere ricreata in allenamento. Nel combattimento col coltello è sicuramente superiore l’elemento con relativo bagaglio tecnico minore, ma che ha visto più volte un vero coltello puntato addosso e che a sua volta ha ferito qualcuno, che il marzialista con allenamento da palestra.

Negli anni settanta si è riconosciuta l’esigenza nell’Esercito degli Stati Uniti di addestrare le proprie Forze Speciali al combattimento vero e proprio con il coltello. La soluzione che si adottò allora fu di rivolgersi ai migliori maestri d’arti marziali tradizionali disponibili. Nonostante l’altissimo livello tecnico dei maestri, il problema più sentito di questo tipo d’addestramento era il presupposto che gli attacchi di coltello erano "codificati". Agli allievi era insegnato a reagire ad attacchi di coltello ben specifici, che nella realtà non avrebbero incontrato con tanta facilità. Quindi negli anni ottanta una nuova generazione d’istruttori ha pensato di cambiare approccio e di rivolgersi direttamente a chi il coltello lo usa "per mestiere". E’ così che le arti marziali filippine hanno conosciuto il loro successo in occidente.

Difendersi da un attacco portato con strumenti del genere, richiede, infatti, una prontezza di spirito e una decisione nei movimenti non comuni. Queste doti possono essere innate in certe persone ma nella maggior parte di noi, vanno sviluppate con allenamenti costanti con istruttori preparati.

Il problema maggiore è dato dalla leggerezza con cui alcuni personaggi che si fregiano del titolo d’istruttori di difesa personale reale e di come poi affrontino le lezioni su certi argomenti.

Non sempre ci si trova di fronte a dei truffatori, raro è però trovare delle persone veramente preparate. Senza timore di smentita, diffidate di chi v’insegna a disarmare un aggressore armato di coltello con un calcio, alla mano armata, come si vede nei film. O l’aggressore ha i riflessi annebbiati per qualche motivo (alcool, droghe, ferite o percussioni), o il vostro piede e la vostra gamba saranno tagliati, infilzati, feriti.

Il combattimento col coltello è una questione di coraggio, tecnica a parte. Questo si applica nel confronto coltello contro coltello, ma lo è ancora di più quando a mani nude ci si deve difendere da un’aggressione da coltello. L’idea di procurarci un taglio profondo non piace a nessuno. La triste realtà è almeno un taglio lo subiremo sempre e in ogni modo. L’abilità starà nel riceverlo nel punto meno vulnerabile del nostro corpo. Non si può pensare di affrontare uno scontro di coltello senza nemmeno farsi un graffio, a meno che il nostro avversario sia davvero sprovveduto nell’uso dell’arma (situazione più che augurabile, ma non bisogna MAI darlo per scontato).

Una riflessione: Arti Marziali tradizionali e difesa da coltello

"Personalmente provengo da un'arte marziale giapponese tradizionale, il Ju Jitsu, nel quale programma che mi è stato insegnato erano previste tecniche di difesa a mani nude da aggressore armato di coltello. Tecniche eleganti da vedere, anche se un pochino complesse. Ero diventato abbastanza bravo nell'eseguirle, anche contro avversari decisamente più grossi di me. Insomma, avevo raggiunto una certa confidenza di riuscire a bloccare decentemente un aggressore armato di coltello. Questa idea mi rimase fissa nel cervello finchè non incontrai il mio primo istruttore di Kali. Raccolsi subito la sfida di disarmarlo mentre lui mi attaccava con un coltello. Presi subito un numero imprecisato di coltellate alla gola, all'addome, all'arteria femorale, senza contare delle mani che nella realtà sarebbero state ridotte ad hamburger... Dove era il problema? Era semplicissimo: io ero stato abituato a reagire a colpi sferrati perfettamente in maniera verticale, orizzontale e con poco trasporto e mano disarmata (sempre la sinistra) praticamente assente. Invece mi sono visto ricoprire da coltellate che provenivano da tutte le direzioni, che appena colpivano si ritraevano immediatamente . Provate ad applicare una qualsiasi tecnica di autodifesa tradizionale con attacchi del genere. Non cadete nella trappola della falsa sicurezza che le tecniche da palestra tradizionali vi infondono. Sul tatami è una cosa, per strada tutta un'altra. Per strada nessun aggressore che vi vuole accoltellare vi attaccherà con un colpo dall'alto con trasporto (alla "Psycho" per intenderci), o all'addome lasciando il braccio steso dopo che avete schivato eventualmente la stoccata. Nessuno vi lascierà fare una presa al polso che regge il coltello, una mezza girata di schiena e subire una proiezione d'anca standosene buoni buoni con la mano disarmata. Se siete decisamente più forti dell'aggressore magari ce la fate, ma se siete solo di pari stazza è praticamente impossibile. Mi rivolgo soprattutto ai praticanti di Arti Marziali tradizionali giapponesi alle prime armi: non prendete per tecniche reali da strada tutte quelle che contano più di tre passaggi. Al primo, se non avete concluso qualcosa siete già affettati... "

Una storia vera di aggressione urbana con coltello

Londra, Gennaio 2000. Piccadilly Circus alle 14 è strapiena di gente, più che altro turisti. L'aria non è per niente fredda ed il cielo, nonostante sia grigio come il piombo, non fa cadere nessuna goccia. E' la prima volta che vengo a Londra e questa famosissima piazza mi sembra stramaledettamente piccola, la statua del Mercurio in mezzo alla rotonda, poi, è ridicolmente piccola. In foto ed in TV sembrava molto più grossa. Sono appena uscito dal Burger King che si affaccia su questa piazza e mi immetto nel flusso ininterrotto di gente, più che altro giovani. Mentre mi oriento con la guida turistica sulla prossima meta la mia attenzione viene catturata da un paio di tizi di fronte ad un venditore di dolci caramellati. Uno è nero piuttosto grosso l'altro è bianco, sulla quarantina, giubotto di pelle malandato, basettoni e magro come un chiodo. Stanno blaterando ad alta voce in inglese (o almeno penso che lo fosse, era quasi incomprensibile...), ed ogni tanto trasuda una pesante parolaccia da questo dialogo. Tutti gli ignorano, il venditore di dolce sorride divertito alla scena. Io proseguo sfiorandoli. Mentre do le spalle a questi due sento un rumore che mi allerta subito: il classico rumore di una mano aperta che sbatte ripetutamente su dei vestiti. Spintoni. Mi giro e i due si stanno spintonando maldestramente urlandosi oscenità, qualcuno si volta, ma non troppi. Una volta, due volte... Tre. Il nero "abbraccia" il bianco con la classica "presa dell'orso". Sono a circa due metri da loro, e mi allontano perchè stanno barcollando casualmente in circa in un'area di circa due metri quadrati. La folla crea istantaneamente intorno a loro un'arena naturale a semicerchio. Ecco che il bianco dopo pochi istantanei tentativi di divincolamento riesce a liberare il braccio destro e... Cosa fa? Muove la mano destra con qualcosa di metallico in mano e sembra mimare il gesto voler ammanettare il polso destro del nero che digrigna dallo sforzo. Non sono manette: un coltello a serramanico. Uno, due, tre colpi e uno spruzzo di sangue esce dalla mano del nero. Ora la gente si allontana correndo impazzita, qualche ragazza grida. Mi scopro che sono l'unico fesso a meno di quattro metri da due. Indietreggio. Ora il bianco, che ha fatto mollare la presa al nero, si getta al collo con entrambe le braccia intorno al suo avversario, e stessa cosa fa quest'ultimo con lui. Si uniscono in un grottesco, nervoso, traballante abbraccio. Il bianco sembra colpire ripetutamente la schiena del nero che geme e che cerca a sua volta di allontanarlo piantandogli in faccia entrammbe le mani. Il nero si ferma con la schiena contro la ringhiera che da sulla strada con le mani sempre sulla faccia del bianco, mentre questi continua imperterrito a volerlo "abbracciare". Si muovono e vengono dritti verso di me, che vedo bene di girare l'angolo, anche se i due tizi non avevano in mente nulla tranne la distruzione fisica reciproca. Dal primo spintone a questo istante non sono passati più di dieci-quindici secondi. Non so come sia finita, ma solo dopo un minuto di orologio arrivano due auto della polizia e dopo solo un altro minuto preciso una moto con un'unità di rianimazione e subito dopo un'ambulanza. Efficienza londinese ai massimi livelli. A soli trenta metri di distanza nelle vie non sembra che sia successo nulla, se non fosse stato per le sirene della polizia e ambulanza.

Ho assistito a una scena purtroppo estremamente comune nei centri urbani di tutte le città. Il bianco ha dimostrato di essere uno che gira sempre con il suo serrmanico e lo tiene in un posto in cui in meno di un secondo può estrarlo ed usarlo. E non si fatto scrupoli per adoperarlo con un avversario disarmato. Questo lo identifica come un combattente di coltello, nonostante non abbia mai frequentato una sola lezione di arti marziali in vita sua. Niente tecniche raffinatissime, niente maneggi della lama coreografici, niente scambi di colpi a vuoto a due metri di distanza. Solo contatto, violenza ed incoerenza nelle azioni. Questa è la realtà da strada. Io penso che questo "bianco" possa "neutralizzare" perfettamente molte cinture nere di molte discipline marziali. Non perchè è particolarmente veloce o forte fisicamente, ma perchè è cattivo ed abituato al pensiero di usare per davvero un coltello. Quando lo ha estratto lo ha impiegato in maniera molto rozza ed inefficiente, ma ha raggiunto lo scopo. Liberarsi della presa. E' da queste persone che bisogna puntare a difendersi efficacemente, perchè sono queste le più pericolose in caso collutazione.  E non è affatto facile...